Scozia

Castello di Dunnottar

STONEHAVEN

Stonehaven è stato un raggio di luce nella tempesta, letteralmente. Era una giornata che non prometteva nulla di buono, nubi tempestose, un vento impetuoso, pioggia insistente e umidità penetrante. Abbiamo intrapreso affranti il percorso che ci avrebbe portati al Castello di Dunnottar, dovevamo vederlo, non mi sono nemmeno portato dietro la macchina fotografica tanto ero scoraggiato dalle intemperie, queste foto le ho scattate con lo smartphone. Eppure, non appena raggiunto il castello, un raggio di luce ha squarciato le nuvole, non sto scherzando, sembrava la scena epica e sospesa di un film scontato, c’era pure l’arcobaleno. Degli arcobaleni abbiamo imparato a farci l’abitudine in Scozia, Stonehaven è stata la prima lezione sull’imprevedibilità del tempo, un cielo sereno non era mai una giornata di sole, e un cielo tempestoso nemmeno presagio di cui preoccuparsi, la magia e la sorpresa che ci hanno lasciato questo viaggio sono ricordi inestimabili.

Castle Haven
King Street

STIRLING

Cimitero Old Town

Eravamo atterrati solo da poche ore, eppure ci sembravano giorni, la stanchezza del viaggio si faceva sentire. Una passeggiata a Stirling per battezzare la Scozia, e, perché no, due passi all’Old Town Cemetery.

Non avevo mai visto un cimitero di tali fattezze ed imponenza prima d’ora, nonostante le sembianze austere e l’ora tarda ci ha catturato oltre i suoi cancelli e incredibilmente, passeggiando tra le tombe e lungo le colline erbose e di un verde lussureggiante, la sensazione è stata di un piacevole senso di serenità. Ci saremmo fermati a leggere un libro in ognuna delle panchine che abbiamo incontrato, se solo non stesse calando il crepuscolo, ma la stanchezza aveva ormai lasciato spazio ad un dolce torpore.

Edimburgo
Inverness
Golspie

Stavamo dirigendoci verso la punta più a Nord della Scozia, lungo sponde di un mare molto diverso dal nostro. Plumbeo, agitato, tormentato, immenso.

Quando ad un certo punto chiedo a Sofia di fermarsi, avevo percepito una piacevole vibrazione, scorgendo solo per un istante un vialetto che sembrava potesse portare al mare. Abbiamo seguito l’istinto, siamo scesi dalla macchina e dopo pochi metri ci siamo fermati ad ammirare la dolcezza di un luogo incantato.

Ecco che un’altra volta la Scozia ci sorprendeva, e da quel momento in poi ci siamo resi conto che il viaggio era molto di più di uno spostamento da un luogo ad un altro, valeva la pena fermarsi ogni volta che ci batteva il cuore.

ISOLE ORCADI

Volevamo raggiungere l’estremo Nord, oltre il mare, verso le isole più remote della Gran Bretagna. Era come una attrazione magnetica verso l’ignoto, che ci faceva brillare gli occhi di curiosità. Se le Highlands del Nord della Scozia sono uno dei luoghi meno abitati d’Europa, immaginatevi le Isole Orcadi.

Distese infinite, a perdita d’occhio, di praterie sinuose come tessuti, di un verde scintillante e macchiate qua e là con un rosso bruciato di inizio autunno. Il vento, incessante, attraversa indisturbato i manti erbosi, pettinandoli senza sosta. È incredibile scoprire in mezzo al nulla, in un luogo così remoto, segni di una civiltà antica, risalente ad un’epoca precedente alla costruzione delle piramidi.
Cerchi di pietra incastonati al suolo, potenti e solitari, abitazioni e persino villaggi rinvenuti tra la sabbia. A pochi passi la riva irrequieta del mare del Nord.

Cerchio di Brodgar
Skara Brae

HIGHLANDS

Durness

Avevamo timore di avere esagerato con i tragitti in macchina. Abbiamo optato per un viaggio itinerante, ogni ospite ci accoglieva la sera per poi salutarci il mattino dopo, augurandoci buon viaggio e dandoci preziosi consigli sulla prossima meta. Gran parte del tempo di fatto l’abbiamo passato spostandoci da un luogo all’altro senza mai fermarci, fatto salvo per le Isole Orcadi che per motivi geografici necessitavano di una pausa.
Non è mai stato un peso, da un certo momento in poi abbiamo iniziato a renderci conto che la vera magia stava nel percorrerla la Scozia, nel vedere come il paesaggio cambiava da un versante all’altro, da una costa all’altra, attraverso distese erbose, corsi d’acqua come incisi nella terra e specchi d’acqua immobili, sui quali si riflettevano le cime delle montagne. Con pazienza e tanta curiosità abbiamo seguito il percorso che avevamo disegnato insieme sulle mappe, senza renderci conto che con il passare delle miglia percorse ci stavamo sempre più innamorando.

Durness

In Scozia ho imparato a scattare in movimento, dall’abitacolo dell’automobile. Non mi placavo, se ero passeggero scattavo, se ero guidatore dovevo stare attento a non perdere lo sguardo in un panorama incantato. Nelle Highlands scozzesi le strade sono strette, sinuose e completamente immerse nella natura, si procede solo in un senso e ogni centinaio di metri c’è una piccola ansa, per permettere di superare o di essere superati. Non l’avevamo notato subito, ma quando un passante ci incrociava ci faceva un cenno con la mano o talvolta con un dito, l’abbiamo trovato un gesto gentile e confortante, come se l’essersi incontrati in un posto così desolato e lontano da ogni cosa si riempisse di valore.
Molte delle immagini che vedete qui intorno sono scattate in movimento, mentre Sofia guidava.

Giardini del Castello di Dunvegan
Castello di Eilean Donan

ISOLA DI SKYE

Fairy Pools

Neist Point, la punta più occidentale dell’Isola di Skye, un promontorio roccioso affacciato sul mare, sferzato perennemente dai venti del Nord e noto per il suo panorama mozzafiato, avevamo programmato di raggiungerlo all’ora del tramonto, per godere del suo massimo splendore e, come ormai d’abitudine, abbiamo percorso l’ennesima stradina sinuosa e scoscesa immersa nella dolce solitudine delle lande scozzesi.

Il vento sferzava rigido e costante, siamo scesi dalla macchina offuscati dalla stanchezza ma determinati a raggiungere la nostra meta, il Faro di Neist Point nel punto più estremo del promontorio.

Neist Point

Il tempo di salire sulla cima per affacciarci sul mare, che siamo stati attraversati da un brivido di emozione e sorpresa.
Ci siamo fermati, il faro, visibile in lontananza, era troppo lontano, avevamo sbagliato strada come al solito e non saremmo mai arrivati in tempo per vedere il tramonto da lì, ma non aveva più importanza perché quello che avevamo davanti era forse uno spettacolo ancora più maestoso e probabilmente una delle viste più affascinanti che abbia visto in vita mia.

Un cielo spennellato di nuvole che sembravano rincorrersi su un mare lontano, plumbeo e immenso, in lontananza una lieve bruma nascondeva l’orizzonte, sfumandolo nei toni ambrati di un sole stanco. Ricordo di aver provato a chiudere gli occhi, mi pareva di volare, il mio corpo si sollevava dal suolo, le mie braccia due ali di luce, mi portavano a picco sulla scogliera, poi sulla cresta delle onde verso il sole, e di nuovo in alto contemplando la costa che avevo lasciato, con il suo faro e il promontorio, colorati dal sole.

Ripercorrere queste immagini, l’averle curate e narrate è stato per me come ripercorrere vividamente questo viaggio, ravvivandone i ricordi. Credo di aver finalmente restituito un po’ di dignità ad un’esperienza che meritava di essere raccontata e che mi ha lasciato tanto, il contatto con una natura sconfinata, gli stimoli, le sorprese, l’improvvisazione di un viaggio itinerante, la sintonia e l’affetto della mia compagna di viaggio, ma sopra ogni cosa un potente senso di libertà.

Grazie, terra del Nord, tornerò.